Stefano Tonini, “professione” arbitro. Un binomio che dura da 10 anni. Il fischietto momò spegne oggi le 10 candeline dall’esordio in qualità di arbitro.
Chi è Stefano Tonini?
“Sono Stefano Tonini, Vicepresidente del Gruppo Arbitri del Mendrisiotto e Membro del comitato ASA-TI (Associazione Svizzera degli Arbitri).
Tolta la casacca da arbitro, nella vita di tutti i giorni sono consulente per la Zurich Assicurazioni. Sono anche appassionato di politica, infatti sono Consigliere Comunale a Chiasso e coordinatore dei Giovani Leghisti del mendrisiotto”
Come hai cominciato e cosa ti ha spinto a cominciare ad arbitrare?
“E pensare che io e gli arbitri non andavamo molto d’accordo… durante ogni stagione qualche cartellino per proteste arrivava. E invece adesso sono qui. Dopo anni di gioco, ho seguito il consiglio di un collega e amico, che mi disse provare a passare dall’altra parte della barricata per capire cosa volesse dire essere arbitro.
Trovo doverosa questa introduzione prima di dirvi le ragioni per cui ho incominciato a fare l’arbitro…
Sicuramente un ragazzo che decide di intraprendere una carriera di arbitro deve essere appassionato di calcio tanto quanto un giocatore che decide di iniziare a giocare come professionista. Infatti l’arbitraggio permette di partecipare attivamente alla realtà calcistica da protagonista alla pari degli altri componenti (calciatori, dirigenti, ecc.), ma allo stesso tempo di viverla in maniera differente. Un arbitro si prepara in maniera diversa rispetto ad un giocatore, pur partecipando allo stesso gioco.
Cosa ti piace esattamente dell’arbitraggio?
“Amo arbitrare! Inoltre, dopo tanti anni che faccio l’arbitro, ho conosciuto persone a cui mi sono legato e mi dispiacerebbe non condividere con loro questa bella esperienza e tutto quello che si lega a questo mondo: allenamenti, cene, trasferte, gioie, dolori,…”
Che livello hai raggiunto?
“Attualmente arbitro in 1 Lega Classic”.
Quali sono state le emozioni o i momenti più importanti da quando fai questa attività?
“Ogni volta che scendo in campo sono emozionato, così come quando vedo un giovane arbitro calpestare per la prima volta il terreno da gioco con in mano il fischietto; mi riempie di gioia e mi rivedo in quel giovane…”.
Quali qualità pensi debba avere un arbitro?
“A mio avviso ci sono più aspetti fondamentali per essere un buon arbitro e l’aver giocato al gioco del calcio, è un vantaggio in tal senso. Bisogna saper leggere il gioco, capire l’atteggiamento tattico delle squadre, saper interpretare e, cosa fondamentale, saper comunicare. Inoltre, è molto importante mantenere sempre la propria personalità”.
Sotto questo punto di vista, quali sono i tuoi programmi in futuro?
“Sono un sognatore, che bello sarebbe arbitrare la finale della Coppa del Mondo…
Il mio futuro? Sono un ragazzo ambizioso e chiaramente la voglia è quella di arrivare ad essere un arbitro della SFL”.
Cosa ti ricordi di quando hai iniziato? quali erano le tue sensazioni?
“L’emozione più grande di quando ho iniziato ad arbitrare è la prima volta che è ho preso in mano le divise d’arbitro.
Poi la prima partita ufficiale negli allievi D9: non dimenticherò mai quella partita, successe di tutto: goal, pali, traverse, situazioni di goal,… a ripensarci ho ancora la pelle d’oca!”.
Ti capita spesso di avere diverbi con qualcuno durante i minuti di gioco?
“Sì, moltissime volte, questo fa parte del calcio, il confronto è inevitabile tra giocatori e arbitro. Poi sta all’intelligenza delle parti riuscire a capire fin dove è possibile arrivare, chiaramente mantenendo rispetto ed educazione”.
C’è una persona in particolare che ti senti di ringraziare o al quale hai fatto riferimento in questi anni?
“Persone in particolare no, ringrazio però tutte le persone che mi sono state vicino e che hanno fatto parte della mia vita. Hanno avuto un ruolo importante per la mia crescita privata e sportiva”.
Esiste una partita che non riuscirai mai a dimenticare? Se si, perché?
“Si che c’è, eccome! Me la ricordo come se fosse ieri. Era una mercoledì sera e dirigevo una partita di campionato di 2 lega tra FC Savosa Massagno e AC Taverne, ci furono diversi episodi e io non fui all’altezza della partita, a distanza di diversi anni posso dire che quella fu la mia peggiore prestazione da quando sono arbitro”.
Qual è la categoria più “ostica” da arbitrare?
“A mio parere è la Terza Lega, è una categoria difficile perché l’arbitro è solo e deve gestire tutto da solo. Mi sento fortunato ad avere ogni domenica gli assistenti, posso dire che il loro aiuto soprattutto per quanto concerne il fuorigioco, è molto importante e ti dà la possibilità di concentrarti su tutto il resto”.
Quale, invece, la tua opinione personale riguardo i fatti, gravissimi, accaduti negli scorsi mesi anche nella nostra regione?
“Chiaramente non posso che condannare ogni episodio di violenza che si è verificato. Lo sport, e quindi anche il gioco del calcio, dovrebbe rappresentare un momento di coesione e serenità, mentre da questi episodi traspare l’incapacità di alcune persone di godersi semplicemente questi momenti, senza dover per forza attirare l’attenzione tramite azioni assolutamente inopportune”.
Che messaggio ti senti di dare ad un giovane arbitro che vuole iniziare seguendo le tue orme?
“Per essere arbitro bisogna prima di tutto essere appassionati, bisogna perciò buttarsi a capofitto in questa “professione” e non risparmiarsi. La dedizione e la pazienza sono sicuramente altri due elementi fondamentali; l’arbitraggio comporta un’ascesa verso l’alto, ma per poter raggiungere determinati livelli è importante avere bene in mente questi due aspetti”.
Qual è il tuo auspicio per il proseguo della stagione?
“Speriamo di continuare a far bene con l’auspicio della Promozione in Promotion League”.