Da sempre, il fascino dell’America, le gesta dei loro migliori interpreti sportivi e il modo di vivere lo sport a stelle e striscie, offre a noi europei nuovi orizzonti verso i quali guardare affascinati. Le loro imprese attirano irrefrenabilmente l’interesse occidentale riuscendo puntualmente nell’intento di invertire le tendenze, portare fresca innovazione che, a queste latidudini ha sempre il sapore di utopia, e addirittura cambiare modo di interpretare uno sport.
In fondo, ne siamo tutti testimoni: Correva l’anno ’97 quando – nella lontana America – un promettente Kobe Bryant, eletto nel draft direttamente dall’High School, esordiva nell’ambitissima NBA. Michael Jordan, per non farsi mancare nulla, disegnava la traettoria del celebre “the final shot” grazie al quale i Bulls si aggiudicavano il loro quinto anello (dopo una finale al cardiopalma contro i Jazz) e, nel mentre, non troppo lontano da lì, Mike Tyson staccava letteralmente a morsi l’orecchio del malcapitato Holyfield, in uno degli incontri più controversi nella storia della boxe.
Se è vero che, durante quegli anni, agli amanti del giuoco del calcio faceva sorridere quella strana abitudine importata dal “soccer” di vedere battere un rigore partendo palla al piede da metà campo, è anche vero che erano sempre più i giovani sportivi che non riuscivano a contenere l’irrefrenabile idea di provare l’avventura americana sulla propria pelle. Dev’essere proprio da questa premessa, partita da lontano, che prende il là il viaggio di Mattia Cafisi, giovane ticinese nato, per l’appunto, nel 1997 a Sorengo. Mattia, da qualche tempo ormai, ha infatti deciso di lasciare momentaneamente il Ticino per portare il suo talento e la sua buona volontà negli States.
Gli esordi e il Ticino
Abbiamo conosciuto Mattia quando giovanissimo esordiva sul parquet della nostra LNA. La SAM, si accorge subito del suo talento e, dopo averlo cresciuto nelle giovanili (durante le quali si garantisce anche diverse convocazioni nelle diverse selezioni nazionali), lo premia nella stagione 2011-2012 con l’esordio nella massima lega. Il giovane Cafisi si fa apprezzare sotto la guida di Coach Gubbitosa e nel luglio 2015, passa ai Tigers, ponendo di fatto le attenzioni sull’ottimo lavoro svolto dal vivaio formativo massagnese. In maglia bianconera colleziona 14 presenze e, nello stesso anno, l’impegno dedicato agli studi gli permette di conseguire la maturità liceale.
L’idea e la svolta
Nell’estate 2015 in Austria, le migliori nazionali di categoria under 18 si radunavano per disputare il campionato europeo. La selezione rossocrociata si presenta con ben 4 ticinesi, tutti in ottima forma. Tra questi, Mattia sfrutta bene l’occasione per mettersi in mostra: Assists, leadership e le sue abilità da scorer unite lo proiettano sotto i riflettori di alcuni dei molti scout delle “prep school”(scuole preparatorie al college) statunitensi presenti in terra austriaca. Mattia però, che da sempre, tiene molto alla formazione scolastica, decide di raggiungere la maturità economica presso il Liceo di Savosa prima di aprirsi a nuove avventure. L’agosto 2016 è il momento della svolta. Qualsiasi giovane cestista europeo ambisce ad un’esperienza nella terra sacra del basket e il giovane ticinese, che si sente pronto per la primissima avventura lontano da casa, deve solo mettersi a tavolino per scegliere la miglior proposta.
La prima volta via da casa: Post graduate year
Il dado è tratto, dopo aver valutato tutte le opzioni del caso, il play di Sorengo vola negli Stati Uniti per raggiungere Bel Aire, nello stato del Kansas, ed aggiungersi alla Sunrise Christian Academy di Wichita, una tra le più rinomate accademie d’America. La scuola preparatoria, che seleziona giovani provenienti da tutte le parti del mondo, gli consente di svolgere un anno di transizione tra il liceo e il college e nel frattempo prepararsi al campionato universitario. Qui Mattia capisce sul proprio corpo (è davvero il caso di dirlo) quanto un oceano può dividere in termini cestistici. La pallacanestro americana, decisamente più fisica e incentrata sull’atletismo, lo obbliga ad allenarsi anche 3 o 4 volte al giorno che per lo più si dividono tra il lucido parquet dell’istituto di Wichita, la ghisa della palestra e gli allenamenti all’aperto. Nell’intero territorio accademico si respira basket 24 ore su 24 e si è continuamente sottoposti, nonostante Mattia non ne risenta particolarmente, alla pressione dei vari recruiter. Queste fondamentali figure lavorano per scovare quei giocatori che da questa scuola spesso vanno a finire direttamente nella divisione I della NCAA, per poi rendersi eleggibili per il draft NBA, come nel recente caso di Buddy Hield (High school in Sunrise Christian Academy)
Ci vorebbe un amico
Immagina di essere un giovane ragazzo ticinese alla prima esperienza lontano da casa, aggiungici la consapevolezza che un piano B non è facilmente praticabile perchè ti trovi a più di 8’000 km da casa, in uno stato che, tra le altre cose, ha lingua e cultura completamente differenti rispetto alle tue. In tutto questo, devi anche cercare di farti spazio in una pallacanestro che inevitabilmente ancora non ti appartiene. Probabilmente la cosa migliore che potrebbe capitarti è trovare un compagno tutto “energia e simpatia” che ti aiuti nei momenti di difficoltà o che quantomeno parli la tua lingua e condivida le tue usanze. Immagina ora che questo ipotetico compagno sia il fratello di una star della NBA e che, grazie a lui, avrai la possibilità di vedere da vicino quei giocatori che tanto ti hanno fatto sognare nei video che guardavi sul divano di casa o, ancora meglio, avrai la possibilità di allenarti sotto la supervisione di chi questi atleti li prepara. A Mattia, in questo senso, non poteva andare meglio. Sbarcato in America pochi giorni prima, la casualità ha infatti voluto che a raggiungere Mattia alla Sunrise Christian Academy fosse proprio Federico Gallinari, il fratello dell’ex stella dei Denver Nuggets Danilo Gallinari (attualmente in forza ai Los Angeles Clippers), e che ne nascesse un’amicizia sana e sincera. I due, oltre ad allenarsi sempre insieme, hanno potuto condividere quelle che sono le emozioni di un’intera stagione trascorsa lontano da casa ed è risaputo che le emozioni, se condivise con qualcuno, acquisiscono un senso diverso e un valore speciale. Finita la stagione, i due “italofoni” hanno addirittura potuto trascorrere un mese intero quali ospiti di Danilo Gallinari e non solo hanno avuto la possibilità di vedere da (molto) vicino le sue partite, ma anche di allenarsi in palestra sotto la supervisione di vari allenatori della franchigia del Colorado (tra cui anche alcuni assistant coaches dei Nuggets) e ovviamente Danilo, con il quale si sono poi anche allenati, per una settimana, durante il suo “GalloCamp” a Jesolo. Basterebbe tutto questo per capire il rapporto di amicizia che si è creato tra i due giovani, ma chi è riuscito a raccontarlo ancora meglio è proprio Federico Gallinari attraverso il suo blog personale “Boulevard of big dreams”.
Toccata e fuga – I playoff con i Tigers, poi il Freshman Year
Al termine della stagione 2016/17, Mattia torna a Lugano per cotribuire alla causa dei Tigers, impegnati nei playoff. Per lui qualche buon minuto da primissima riserva del play titolare, nei quali comunque non si sottrae al “lavoro sporco” e alle responsabilità nei momenti chiavi della partita. Poi, trascorsa l’estate, il ritorno negli States per iniziare il famigerato “freshman year” (il primo anno da matricola) al Central Arizona college.
Durante lo scorso anno tracorso in Arizona con i “Vaqueros”, Mattia coglie i primi frutti derivanti dall’intenso lavoro sul piano atletico:
“Grazie all’esperienza maturata fino ad ora in America, con uno stile di gioco più veloce e improntato sulla pura forza fisica, sento di aver fatto dei buoni progressi atletici. Ho lavorato tanto sul mio corpo senza tuttavia tralasciare gli altri aspetti, continuerò comunque a porre l’accento sul lavoro fisico”
Durante la routine collegiale al Central Arizona College Mattia porta avanti i suoi studi in scienze generali per specializzarsi in anatomia e fisiologia consapevole di essere in una tra le migliore infrastrutture per coinciliare il rapporto sport/studio.
“Mi sveglio alle 7 del mattino per una sessione di tiro in palestra, poi subito la colazione perchè alle 8:30 iniziano le lezioni. Solitamente, dopo i 3 corsi giornalieri mi concedo una pausa di un’oretta per poi tornare in palestra alle 15:30, questa volta per dedicarmi ai pesi. Dopo la palestra c’è sempre l’allenamento con la squadra e infine l’allenamento specifico incentrato sulla condizione fisica. Gli allenamenti finiscono non prima delle 19:00 ma, dopo aver mangiato, mi avanza sempre e comunque del tempo che posso dedicare allo studio, ai vari compiti o allo svago.”
Il presente: Sophomore Year
Mattia Cafisi si appresta ad iniziare il suo terzo anno sportivo negli Stati Uniti, per lui si tratta del secondo anno accademico, quello da “sophomore”. Il viaggio della giovane guardia ticinese procede e dall’Arizona passa allo stato del Texas. La buona stagione da freshman, disputata nei ranghi del Central Arizona College (in media 8 punti + 3 rimbalzi in 14 minuti di utilizzo), gli vale infatti la chiamata del Frank Phillips College, che è pronto a scommettere sulle sue abilità da realizzatore, assistman e sulla sua ottima attitudine al duro lavoro.
“Il Frank Phillips College milita in una delle leghe collegiali più competitive dell’intero paese. Durante quest’anno mi aspetto di essere un giocatore importante nelle rotazioni del coach e continuerò a fare al meglio quello che mi viene richiesto”
La passione per il gioco e la grande ambizione sono le motrici della perseveranza che Mattia sta mettendo nel duro allenamento di questi anni americani. Il giovane del luganese sa bene che questa esperienza rappresenterà un valore aggiunto per la sua carriera anche se, per il momento, preferisce non guardare troppo in là:
“Il mio obbiettivo nella pallacanestro è ovviamente il professionismo ai massimi livelli ma sarà solo il tempo a poter dire che maglia indosserò in futuro. Per ora mi concentro su questa stagione lavorando sull’obbiettivo di squadra ovvero centrare la qualificazione alla post-season e arrivare al torneo nazionale.”
I crediti delle foto sono stati gentilmente concessi da: Dillonjonesphoto.