«Ho colto la palla al balzo, ed eccomi a Wil». Così, Andrea Padula, intervistato lo scorso 14 gennaio da Marcello Pelizzari per il CDT, giustificava la sua partenza da Chiasso per continuare a rincorrere il suo sogno.
Migliorare, mettersi a disposizione di un allenatore tutto sommato “snobbato” come Ciriaco Sforza e cercare di capire l’essenza del proprio lavoro esplorandone i limiti. E proprio questo è un po’ il dilemma quando abbiamo a che fare con i potenziali talenti in cerca di quel fiammifero che ne possa accendere la miccia. Diciamocelo senza vergogna: quello dell’esterno alto è forse il ruolo più cazzuto di questo gioco. Il numero 7 o il numero 11 possono essere sinonimi di sregolatezza, pazzia, anarchia ed arroganza. L’esterno alto: il privilegiato che sfrutta ancor più di una prima punta il lavoro sporco di chi non avrà mai gloria e nemmeno i titoloni sul giornale. Difficile poi, chiedergli di sacrificarsi e di fare il terzino, magari convincendolo che segnerebbe più goal giocando da “basso”. Quasi improbabile chiedere a taluni pagellanti perché l’esterno alto debba partire con mezzo punto di valutazione in più rispetto ai suoi compagni di squadra. Una regola non scritta che il tempo non sembra aver cambiato.
La memoria, forse nemmeno tanto erroneamente, riporta alla trasformazione di Dragan Mihajlovic che nell’estate del 2016 diventa terzino per volontà di Andrea Manzo e dello staff tecnico bianconero. Mihajlovic, ad esempio, esplode in Super League da difensore a 25 anni, dopo aver giocato costantemente alto o a centrocampo con Zambrotta e Marco Schällibaum in quel di Chiasso, una categoria sotto.
Di Andrea Padula sappiamo che è servito più o meno quanto a una donna per partorire, prima di ritrovare la via del goal: dall’inizio del maggio 2019 (Rapperswil-Chiasso) al febbraio 2020 (Wil – SLO). Sappiamo che a Chiasso ha segnato 5 reti in 44 gare ufficiali nel periodo successivo alla breve e contraddittoria esperienza con il Monza nella Lega Pro italiana per poi andare a bersaglio 4 volte con il suo nuovo club (contratto fino al 2021) in questa seconda fase di Challenge League iniziata non certo bene per i sangallesi. L’esplosione dell’attacco del Wil – solo 4 reti nelle prime 8 gare della seconda fase – porta comunque firme importanti come quella dell’ex bianconero Valon Fazliu e del giovanissimo 19enne turgoviese Julian von Moos che così tanto (7 reti in 11 partite) non aveva segnato nemmeno in Promotion League con la 21 del Basilea.
Alla regia di tutto quanto sta accadendo ci si ritrova Ciriaco Sforza, capace di realizzare ciò che la società avrebbe probabilmente gradito anche dai suoi predecessori. Il gioco del Wil è in questo momento il più divertente della categoria e di questo ne stanno beneficiando un po’ tutti gli attori.
Andrea Padula – il sogno dichiarato è sempre stato quello di poter indossare la maglia della prima squadra del FC Lugano – ha oggi fronte a sé molto più di un motivo per sentirsi fiero del proprio rendimento e dell’aver seguito un percorso non certo semplice che lo ha premiato in giusta misura. Non tutto sboccia per caso: spesso serve fidarsi dei consigli giusti e del proprio istinto.