“Questo non è il nostro calcio”. È in estrema sintesi quanto racchiuso in una lettera-petizione che il AS Maroggia ha inoltrato a tutte le società per chiedere di sospendere i campionati.
“Purtroppo — si legge — dal mese di marzo, un brutto avversario ci sta sfidando e sta giocando con la salute di tutti noi, delle nostre famiglie, dei nostri dei nostri cari; purtroppo questa partita la sta vincendo lui. Da mesi lottiamo purtroppo contro il maledetto COVID-19, senza riuscire a fermare i suoi attacchi”.
E ancora: “Il calcio regionale sta soffrendo. Tutte le società, giocatori, staff e tifosi sono messi sotto pressione per evitare che il virus entri nelle nostre case, ma come abbiamo avuto modo di vedere, questo è pressoché impossibile. Il calcio regionale è puro divertimento, hobby e svago. Ma da sette mesi è diventato una preoccupazione. Al campo si deve andare con la mascherina, alla buvette ci si può fermare solo per bere una bibita al volo e poi allontanarsi per evitare assembramenti. No, questo non è il calcio che ho imparato a conoscere e apprezzare negli anni”.
“Non siamo professionisti, siamo persone che dal lunedì al venerdì si recano al lavoro, che vanno a trovare i propri cari e che vanno a fare la spesa con tutta la famiglia, gente che la domenica va dalla mamma, dalla nonna o dal nonna a mangiare. Io dico basta, stiamo mettendo in pericolo le nostre vite, dei nostri cari e dei nostri amici. E non da ultimo dei nostri tifosi. Tutto questo per cosa? Per giocare in Terza o Quarta Lega? Qualcuno potrebbe rischiare di perdere il lavoro, per cosa? Nel nostro calcio non ci sono professionisti, non c’è Champions League da vincere. C’è la passione e divertimento. E questo adesso non c’è piu”.
“Meglio fermarsi, la salute prima di tutto. Diciamo basta tutto assieme”, è l’appello finale del presidente.