Il Gordola di mister Angelo Di Federico occupa il quarto posto nel Gruppo 2 di Terza Lega. In piena lotta al podio in compagnia di Solduno, Losone e Ravecchia, il Gordola si è dovuto – ovviamente – fermare a causa dell’interruzione dei campionati.
Un’interruzione “giusta”, secondo l’allenatore dei gialloblù. “La situazione – dice a Laborsport – è sempre più difficile e la decisione la ritengo opportuna. Ci sono società che stavano approfittando delle ‘disgrazie’ altrui volendo giocare a tutti i costi partite con avversari in quarantena o in attesa dell’esito dei tamponi. Volendo trovare il pelo nell’uovo, però, ritengo che magari ci si poteva organizzare diversamente come disputando più partite infrasettimanali per completare almeno il girone d’andata. È un aspetto che si deve prendere in considerazione in vista di un’eventuale ripresa anche perché decidere una promozione o una retrocessione dopo 13 giornate mi sembra una cosa un po’ ridicola. Ma questo è il regolamento…”.
Sul campionato della sua squadra, Di Federico ha le idee chiare. “Il Gordola ha fatto un buon campionato. Siamo stati sfortunati nei big match contro Losone e Solduno. Abbiamo ottenuto un solo punto, che ritengo ci stia stretto. Ma questa è la legge del calcio e bisogna saperla accettare. Il campionato è ancora lungo e possiamo sempre dire la nostra”.
Ma cosa è mancato al Gordola per racimolare quei punti che – a conti fatti – mancano in classifica? “Sicuramente – risponde – la freddezza davanti alla porta. Abbiamo creato tantissimo contro chiunque, ma abbiamo pure sbagliato tanto. Dietro, invece, ritengo abbiamo fatto bene. Non abbiamo preso troppi rischi. La ‘mezza andata’ è positiva. Quando ripartirà il campionato, magari, saremo più fortunati. Poi, le altre devono ancora disputare i big match tra di loro. Chi avrà la rosa più ampia e di qualità farà la differenza”.
E ancora: “Le favorite sono le prime quattro in classifica, quelle più costanti.Poi ci sono Semine, Riarena e Tenero sempre pronte a fare i classici sgambetti. Voglio concludere con appello agli allenatori che si sono lamentati: vorrei ricordare loro che, nel mese di marzo, quando sono state chiuse le frontiere e qualche giocatore italiano non poteva venire ad allenarsi, che la decisione andava bene. Ora, forse perché magari gira la squadra, non è più così? Dobbiamo mettere da parte il calcio regionale. Ci sono cose molto più importanti. È un divertimento e uno sfogo di cui tutti abbiamo bisogno, ma ritengo che la salute di qualsiasi persona sia più importante di una squadra di calcio. Bisogna mettere da parte l’orgoglio e l’egoismo”.