Con l’edizione di maggio-luglio, gli amici di Rivista Corner riportarono alla memoria una citazione di Fernando Signorini. “Con il ragazzo Diego sarei andato in capo al mondo, ma con il mito Maradona non avrei fatto neanche un passo…Diego non era Maradona, ma Maradona si portava dietro Diego ovunque”. Lo storico preparatore del ‘pibe de oro’ ben definisce quello che è il confine tra Maradona calciatore e Diego inteso come persona. È una parallelismo spaccato, ma doveroso. Perché sul Diego personaggio se ne possono dire di tutti i colori: la cocaina, i vizi di chi, per davvero, si sente immortale. Ma poi bisogna scindere: perché quel che Maradona ha fatto con la palla ai piedi è ora, per davvero, leggenda.
Nessuno, ma possiamo stare a discuterne quanto volete, ha fatto quello che ha fatto lui. Nel senso che il talento che ha stregato prima Buenos Aires, poi l’Argentina intera e poi ancora Barcellona, Napoli, l’Italia e la Spagna non lo ha avuto nessuno. E non c’è sempre bisogno di paragonare e confrontare i numeri ‘stampati’ da Messi e Cristiano Ronaldo. Epoche diverse di un calcio (assai) diverso.
Maradona era Maradona. L’unico in grado di far vincere due scudetti (gli unici) al Napoli e a una città dove il calcio è religione. Il calcio a Napoli porta il nome di Maradona. Maradona era Maradona: in grado di trascinare a suon di gol e giocate l’Argentina sul tetto del mondo nell’86.
Diego ha vissuto una vita sfrenata, fatta di vizi ed eccessi. Maradona ha invece incantato tutti con un talento, anche questo quasi eccessivo. Il mondo del calcio piange la morte del dieci che più dieci non si può. Piange un mito ora diventato leggenda. Piange Diego e piange Maradona. Piange e basta perché quello che ci ha fatto vivere ‘el pibe’ non lo farà più nessuno.
“Oh Mamà Mamà Mamà, Oh Mamà Mamà Mamà, Sai perchè mi batte il Corazon, Ho visto Maradona, Ho visto Maradona, We Mammà, Innamorato Sò”, cantavano i tifosi del Napoli. E se noi, giovani amanti del calcio, siamo così follemente innamorati di una palla che rotola… bhè tanto, se non tutto, lo dobbiamo anche a lui.
(RV)