*Di Riccardo Vassalli
L’agenda di Federico Genovesi è parecchio ricca di impegni. Fare il fisioterapista per un club d’alta caratura come il Manchester City, d’altronde, non concede troppo tempo libero. Ma – sfruttando la pausa per le nazionali -, riusciamo a organizzare con Federico una piacevole intervista che spazia dal suo inizio alla Lazio, passando per Palermo, Nazionale Argentina, il presente con il City, fino a toccare l’attualità legata al calcio regionale.
Federico, come è messa l’Inghilterra dal punto di vista dell’emergenza sanitaria?
“È tutto chiuso. Si va avanti. Piano piano nel fine settimana qualcosa dovrebbe riaprire. Speriamo in bene”.
Il tuo curriculum parla da sé. Ti saresti immaginato una carriera del genere quando hai intrapreso i tuoi percorsi di studi?
“No. Ho cercato di improntare la mia carriera nell’ambito sportivo. Ho iniziato a Roma per la Lazio. La stagione 2006–2007 iniziai. Ero molto inesperto e affamato di conoscenze. Mi sono messo lì umilmente a cercare di imparare e apprendere. Ho avuto la fortuna di avere vicino tanti bravi professionisti. Ho rubato tanto con gli occhi e li ho disturbati con le domande. Ora, a chi mi domanda qualcosa, rispondo con piacere. Però io ho sempre fatto molto domande e ora penso sia giusto fare lo stesso. Non mi aspettavo questa carriera. Sono stato caparbio e fortunato al tempo stesso perché, dopo sei anni di Lazio, sono passato al Palermo, dove ho ricoperto anche la carica di responsabile dei fisioterapisti. Nel 2016 si è aperta questa possibilità a Manchester. Nel 2018 ho seguito la Nazionale Argentina per i Mondiali”.
“Guardiola è molto aperto al dialogo. Ci dà fiducia e il nostro compito è premiarla”
Le tue mani toccano star mondiali ogni giorno. C’è ancora la componente dell’emozione o ormai è diventata routine professionale?
“L’emozione c’è sempre. A prescindere dal tipo di campione, quando si approccia ogni persona nuova che non si conosce. Curare i campioni che si vedono in televisione è sempre emozionante. Con il tempo si impara anche ad abbattere le barriere e si entra in sintonia e chiaramente poi diventa abitudine”.
Il lavoro degli allenatori passa (anche) dall’aspetto comunicativo con il resto dello staff…
“La comunicazione con lo staff è fondamentale. Qui in Inghilterra la comunicazione tra i vari dipartimenti è fondamentale. Il fatto di dare le informazioni giuste allo staff è cruciale. Qui c’è un processo comunicativo fondamentale. Guardiola è molto aperto al dialogo. Ripone in noi la massima fiducia. Noi dobbiamo ripagarla con i risultati del nostro lavoro. Una fiducia che nasce anche dalla costante comunicazione”.
Passiamo al Ticino. Il nostro calcio è fermo da mesi. In caso di ripartenza sono previste 3–4 settimane di preparazione prima del ritorno alle competizioni. Sono sufficienti?
“Non è semplice ripartire. Determinate e decisivo il periodo di preparazione. Tre/quattro settimane sono un po’ poche per arrivare pronti alle partite, ma se tutte iniziano allo stesso periodo è chiaro che tutti si trovano nella stessa situazione. Sarebbe idoneo che ognuno si alleni a casa o vada a correre individualmente. L’ideale sarebbe 3 o 4 sedute a settimana: due cardiovascolari e due di forza per mantenere buoni livelli di forza. Tre settimane di preparazione dopo così tanto tempo fermi non sono sufficienti. Probabilmente la prima partita sarà simile a una di pre-season. Quello che posso consigliare è svolgere delle sessioni di esercizio fisico. È sufficiente un tappetino. È fondamentale perché sono alla base della prevenzione degli infortuni. Diverse relazioni dimostrano che gli infortuni più frequenti riguardano il retto femorale e gli adduttori. Lo studio dice che uno dei motivi sono i campi troppo secchi. La mia opinione è differente: nel senso che non si inserisce mai un lavoro specifico con il pallone”.
Il lavoro di prevenzione è fondamentale…
“La perdita dei livelli di forza è alle base degli infortuni muscolari. Ma la prevenzione è fondamentale anche per evitare infortuni più drammatici. All’inizio è fondamentale monitorare i carichi. Il carico deve essere progressivamente crescente, non ci devono essere picchi. Per cui è importante la programmazione. I preparatori atletici possono essere aiutati con l’ausilio della tecnologia (monitor gps, cardio, ecc)”.
Impossibile non chiedertelo. Con il City primo in classifica, si comincia a parlare di titolo nello spogliatoio?
“Si comincia a parlarne, ma sottovoce perché poi nel calcio è vietato dire certe parole. Avremmo firmato tutti per trovarci in questa posizione. Abbiamo una situazione favorevole, ma sappiamo che dobbiamo vincere cinque partite per essere matematicamente campioni. La prossima partita con il Leicester è cruciale e noi pensiamo partita per partita perché è il modo migliore”.
Di seguito l’intervista AUDIO-VIDEO completa a Federico Genovesi