Il ‘Crus’, ‘Botta’, ’Sabba’, Maric e Renzetti: la copertina di un Lugano versione campione

*Di Riccardo Vassalli

Premessa: siamo di parte e siamo calcisticamente innamorati. Facile oggi, direte. Ma lo eravamo da un po’ e probabilmente ve ne siete accorti. Per e su Mattia Croci-Torti abbiamo gettato già fiumi di inchiostro e parole. Oggi viene ancora più facile ed è giusto che sia così.

Se Lugano può oggi festeggiare la conquista della Coppa Svizzera il merito è in primis il suo. E i motivi sono due. Il primo: fin dagli Ottavi di finale ha iniziato ad alzare l’asticella mettendoci la faccia e cominciare a convincere tutti (nessuno escluso) che la sua squadra poteva arrivare fino in fondo. Il secondo: grinta, capacità e intelligenza (caratteristiche che hanno creato il personaggio Crus) si sono mischiate alla perfezione con un gruppo di valore e ben coeso per raggiungere gli obiettivi impensabili qualche mese fa.

E poi al Crus va dato un merito che a pochi allenatori riesce: quello di aver eliminato la forchetta della soggettività. Tutti amano il Crus e il Crus ama tutti. Il Crus piace a tutti, che sia di fede bianconera o meno. Il Crus ci ha insegnato che nella vita volere è potere, che arriverà sempre l’occasione giusta se hai saputo meritartela. Ci ha insegnato a più riprese che la forza della mente a volte è superiore a qualsiasi altro valore tecnico.

Ma questa non è solo la vittoria del Crus. L’allenatore bianconero si merita la copertina, certo. Ma insieme a lui ci vanno aggiunti almeno altri quattro protagonisti. Parliamo di Bottani, Sabbatini e Maric. Poi parliamo di Renzetti, ma andiamo con ordine.

Bottani, figlio e idolo della città. Mattia è l’uomo chiave di questa squadra. Arte e istinto, tecnica e improvvisazione. Bottani ha messo la firma sulla finalissima di Berna, spazzando via i fantasmi di quel rigore maledetto di sei anni fa. Pesava ancora nel cuore di Mattia. E chi diceva che Bottani non sa essere decisivo è pregato di rivedere le sue valutazioni.

Poi c’è il capitano: quel Sabbatini che la coppa l’ha alzata al cielo più che meritatamente. Il capitano – insieme a Bottani – era l’unico ‘superstite’ del 2016. Cervello di un Lugano destinato a entrare nella storia, capitan Sabba merita questo successo per aver sempre onorato la maglia della sua città del cuore. Alzala capitano, che oggi è più bello vederti sorridere.

Non citare Maric sarebbe folle e criminale. Oggi, a Berna, il gigante buono non era in campo, ma questa coppa è anche sua. Sì, perché Mijat ha dato tutto (e forse di più) al Lugano, guadagnandosi la stima e il rispetto di una piazza che gli ha riconosciuto lo status di leader indiscusso. Chi può, se si può, lo cloni.

Menzione d’onore anche per Angelo Renzetti, ex presidente del Lugano e che ha gettato le basi per costruire l’impresa che vi stiamo raccontando. Suo anche il merito di aver sempre e gelosamente tenuto stretto Mattia Croci-Torti all’ambiente bianconero.

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