Il ‘Crus’ in versione ‘politico’: “Seguite la vostra strada, senza per forza dover dare retta a tutti”

*Di Mattia Croci-Torti

Care cittadine e cari cittadini di Massagno,

Essere invitato e avere l’onore di tenere il discorso ufficiale nel giorno che celebra la nascita della Confederazione è motivo di grande orgoglio. Mai, 365 giorni fa, avrei pensato di trovarmi qui, in questo luogo e in questo ruolo. Se proprio avessi dovuto pensare a una situazione come questa, avrei forse potuto immaginare di trovarmi nella mia Vacallo. Sicuramente non qua. Ma non pensiate che essere qui sia meno bello o meno gratificante. È il contrario.

Essere qui a Massagno, un comune che ha scelto di invitarmi per parlare alla gente in una giornata tanto importante nonostante non sia uno dei suoi cittadini, ha una valenza doppia e aggiunge tanto ulteriore orgoglio ai sentimenti di fierezza e di responsabilità che oggi mi accompagnano.
Undici mesi or sono, il fato o il destino ha fatto sì che al sottoscritto e all’amico Cao Ortelli fosse stata data l’opportunità di guidare la squadra faro del nostro amato Cantone. Lì è nata un’avventura fantastica, culminata nel trionfo di Berna e nel ritorno in Ticino della Coppa Svizzera dopo 29 anni. Approfittando di questa opportunità, in questo discorso potrei parlarvi di come i sogni si possono realizzare. Tuttavia preferisco parlarvi di una cosa molto più concreta, ovvero la capacità di cogliere l’opportunità, di riuscire a salire su uno di quei treni che nella vita passano poche volte o, chissà, forse una volta sola. Dimostrando coraggio, magari anche una sana dose di sfrontatezza, senza per forza dare retta a tutti, andando dritti per la propria strada, convinti che sia quella giusta.

L’unico insegnamento che con umiltà posso permettermi di trasmettervi oggi è, come detto, il seguente: non abbiate paura di perseguire le vostre idee restando fedeli ai vostri principi con un pizzico di sana ostinazione. In un contesto sociale, non va dimenticato, nel quale qualsiasi persona si può permettere di commentare, criticare, giudicare l’operato altrui nascondendosi dietro a fantomatiche tastiere.

Alla vigilia della Finale di Coppa, d’istinto, mi è venuta voglia di andare davanti a Palazzo Federale. Nella bellezza di quella Piazza, che negli scorsi mesi ci siamo abituati a vedere con gli occhi preoccupati per la questione Covid e non nella sua solita magnificenza, di fronte all’importanza di quel Palazzo che la domina, cercavo di scovare dentro di me l’orgoglio del cittadino svizzero che aveva il privilegio di rappresentare il proprio Paese in una partita così importante, quella che avremmo disputato l’indomani. Mi dicevo, tra me e me, nella mia silenziosa solitudine, “ma come sarebbe bello se la riportassimo in TICINO?”. Fortunatamente è andata come doveva andare, come tutti abbiamo sperato che andasse. Portare sul palco della premiazione la bandiera rossocrociata è stato un gesto di grande rappresentanza del mio Paese, in un pomeriggio già di per sé memorabile.

Oggi, come in quel 15 maggio, mi sento particolarmente fiero di essere cittadino svizzero e di poter continuare a trasmettere i valori che hanno scritto la storia del nostro Paese, come la solidarietà, la democrazia, l’accoglienza e la nostra diversità che ci rende unici. Vi ringrazio per avermi invitato e avermi permesso di trasmettere queste mie emozioni da questo palco.

*Discorso pronunciato in occasione dei festeggiamenti del Primo Agosto a Massagno

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