“Non esiste il fallimento”

Di Riccardo Vassalli

Il bello dello sport è che non ci deve essere per forza una religione da seguire. C’è il tifo sì, la “fede” per una squadra o per l’altra sì. Simpatie e antipatie. Se non ci fosse un po’ di sana rivalità, in fondo, non sarebbe nemmeno la stessa cosa. Ma lo sport – inteso come mondo sportivo – abbraccia più discipline e categorie. Dal calcio al tennis, passando per il basket, l’atletica, gli sport invernali, quelli motoristici, il nuoto, la ginnastica. Ci fermiamo perché l’elenco sarebbe troppo lungo, ma il senso lo avete capito. C’è un fuoco sacro che batte dentro ognuno dei protagonisti che animano la scena sportiva: dai professionisti agli amatori e i dilettanti.

È un mondo, però, fatto anche di business e pressioni. A volte inutile e a volte ‘salutari’. È un mondo che corre a mille all’ora e chi si ferma è perduto. Non c’è spazio, sembra, per costruire e sentire le palpitazioni di un cuore che vorrebbe anche sapersi godere gli istanti, i gesti tecnici e illuminanti, le corse a pieni polmoni. È un mondo dove se perdi una partita finisci nel dimenticatoio e se vinci (e non importa come la vinci) diventi Dio. Capite perché non c’è una religione da seguire? Di esempi ce ne sarebbero a migliaia. Basta scorrere le pagine dei siti, più o meno attrezzati.

Fermi tutti. In un mondo che corre all’impazzata c’è un vincitore assoluto. Ma non sul campo. Dentro di sé. Un ambasciatore dei valori comuni che dovrebbe possedere chi pratica sport. Spicchi di normalità di un mondo portato all’eccesso. E a proposito di spicchi, andiamo nel mondo del basket per riassumere una vera lezione di vita.

Giannis Antetokounmpo è la stella dei Milwaukee Bucks, eliminati nei playoff al primo turno. Ci mette la faccia e va in conferenza stampa: “Alla domanda di un reporter che gli ha chiesto se, alla luce del risultato, considera questa stagione ‘fallimentare’, il greco ha risposto: “Oh mio Dio, Eric, mi hai chiesto la stessa cosa l’anno scorso. Ma tu ottieni una promozione ogni anno? E quando non la ottieni, il tuo anno è un fallimento? Sì o no? No. Ogni anno lavori per arrivare a un obiettivo: che sia una promozione, prenderti cura della tua famiglia, prendere una casa, qualcosa. Non si parla di fallimento, ma di fare dei passi verso il successo. Michael Jordan ha giocato 16 stagioni nella NBA, ha vinto 6 volte: le altre 9 sono state un fallimento? No. Non esiste fallimento nello sport. Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. In alcuni sei in grado di ottenere il successo, in altri no. Qualche volta è il tuo turno, altre volte no. Questo è lo sport: non devi sempre vincere, vincono anche gli altri. E quest’anno vincerà qualcun altro”.

Applausi e tutti in silenzio. Se cercate la definizione di sport, eccola qui.

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