Un tatuaggio sulla pelle e uno sul cuore. Brividi e palpitazioni. Invisibili, ma indelebili D’altronde, la prima volta non si scorda mai. Chiedetelo a Nicola Padula, allenatore dell’AC Malcantone che ieri ha sollevato al cielo la Coppa Ticino battendo per 3-1 il Balerna. A 28 anni è il più giovane allenatore ad aver compiuto l’impresa. Un record che, per la sua precocità, resterà difficile da superare.
A fine partita sta in disparte, cullato nell’affetto di chi gli vuole bene. Ammira i festeggiamenti dei suoi come fa un bambino davanti alle giostre. Di dirigere l’orchestra , a partita finita, non c’è bisogno. I suoi ragazzi sono forti anche in quello.
Ha lo sguardo incredulo e alla domanda se si rende conto risponde di “no”. Nicola Padula si avvia verso la zona interviste con la medaglia al collo e la voce che tradisce l’emozione. Ma mai senza perdere lucidità.
“È una ricompensa del lavoro svolto e dei momenti difficili passati la scorsa stagione. La verità è che non sono io l’artefice di questa vittoria e il merito è tutto dei ragazzi che posso solo ringraziare. A gennaio quando sono arrivato ho trovato uno spogliatoio depresso, chi arriverà a giugno avrà tra le mani un gioiello da custodire e da spingere per ottenere dei risultati che si meritano”.
A Margatv ha parlato anche un emozionato Virginio Prisco, direttore generale del Malcantone.
“Ci godiamo questa vittoria. I progetti sono ambiziosi e la società è cresciuta molto in questi anni. Abbiamo fatto un percorso di quantità e qualità e ora raccogliamo i risultati. Padula va ringraziato perché ha fatto un lavoro incredibile. Ha compattato il gruppo e lui è stato grandissimo nel ricreare quella fiducia che il gruppo aveva bisogno”.
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