Di Riccardo Vassalli
“Fortis cadere, cedere non potest”. I forti possono cadere, ma non possono cedere. C’è tutta la forza del FC Mendrisio nel proverbio latino che se avesse un volto sarebbe quello di Sebastiano Pellegrini, il pres che ha saputo riorganizzare la rinascita del Mendrisio, tornato in Prima Lega dopo quattro anni di purgatorio.
Prima uomini, poi ottimi giocatori, dirigenti e membri dello staff tecnico. La linea tracciata parte da lontano e avvolta dal classico “mantello invisibile” che cela il duro lavoro dietro i 90 minuti della domenica.
“Pres” Pellegrini ha affidato le chiavi del suo Mendrisio a dirigenti che la maglia biancorossonera ce l’hanno cucita addosso. Un tatuaggio indelebile. O meglio, una cicatrice a forma di magnifico borgo. Perché negli anni non sono mancati i momenti di sconforto o difficoltà. A partire dalla dolorosa retrocessione del 18 maggio 2019, la pagina più triste e sbiadita di una gloriosa storia in Prima Lega.
Il Mendrisio ha saputo ricompattarsi e, imparando dagli errori del passato, unirsi nell’obiettivo nell’anno che porta al centenario. Non c’era regalo migliore per chi a Mendrisio e al Comunale ha legato la propria vita è carriera calcistica.
È anche il di Roncoroni e Salerni, il primo – vice presidente – già dietro la scrivania da anni a fiancheggiare l’operato di Salerni, indimenticabile mattatore sulla fascia al Comunale e vincente al primo anno da direttore sportivo. Dalle immagini di Lucerna, una delle più belle e veritiere è sicuramente il loro spontaneo, lungo, emozionante ed emozionale abbraccio al triplice fischio.
Ma è anche il successo di capitan Cataldo, che del Comunale conosce ogni segreto e di Giona Mazzetti, guerriero semper fidelis in mezzo al campo. Anime del Mendrisio, Cataldo e Mazzetti – come Damo, De Biasi, Rey e Felici – c’erano nell’anno della retrocessione e ci sono nel giorno più felice della storia recente.
E a proposito di storia, c’è la bella storia di Amedeo Stefani, primo tifoso del Mendrisio e che negli anni si è perso poche partite al Comunale. Suo il volto più felice ed emozionato di aver riportato la squadra del suo paese nella categoria dove merita di stare.
E poi c’è il figliol prodigo del Comunale Gabriele Mascazzini, 129 in maglia momò e 32 reti. Ma ci sono anche Bini-Gibellini a completare il tridente delle meraviglie che non sarà mai dimenticato. Ci sono Reclari e Crociati, nelle rispettive funzioni di vice allenatore e allenatore dei portieri. C’è Perego e Santandrea, macchine instancabili per far funzionare il tutto al meglio. Ma ci sono anche tutti gli altri elementi che hanno contribuito al ritorno in Prima Lega.